Eremo di Santa Caterina

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Cortesemente tratto da www.lezedunum.it

Leggiuno

Nelle pergamene e nei documenti antichi  Leggiuno viene chiamata  Lezedunum o anche Legiodunum,  nome che gli studiosi odierni fanno risalire all’unione di due voci di origine celtica: leze (presso) e dunum (colle, fortezza), oppure Lugh (nome di una divinità celtica collegata al sole) e dunum. In effetti il centro storico del paese sorge ai piedi di una collina chiamata Mirasole. Suggestiva ma superata l’ipotesi dello storico ottocentesco Vincenzo De Vitt, che riconduceva il toponimo al latino legio una, riferendosi allo passaggio di Cesare e del suo esercito proprio da questi luoghi.

Chiesa di S. Primo e Feliciano

Proprio nel cuore dell’abitato di Leggiuno, il visitatore  incontrerà il caratteristico campanile  romanico e la piccola  chiesa  dei SS. Primo e Feliciano, fondata prima del  IX secolo  dalla famiglia del nobile  Eremberto  legato all’ imperatore Lotario. Nella chiesa, in origine dedicata al vescovo pavese san Siro,  sono custodite dall’anno 846 d.C. le reliquie dei due santi soldati, martiri sotto Diocleziano,  che furono donate da papa Sergio II al dignitario regio, come attesta un documento dell’epoca.

San_Primo_LeggiunoL’edificio   ha una caratteristica singolare: costituisce infatti un piccolo museo di lapidi, sia all’interno che all’esterno. Infatti  per la  sua balaustra furono  riutilizzate le pareti marmoree di un sarcofago romano finemente intagliato  (II secolo d. C.) di provenienza orientale, tre segmenti di marmo bianco con decorazioni a colonne ed arcate e un’iscrizione in splendide lettere in capitale quadrata: riporta il nome del committente, Caius Iulius Grattianus. Il suo utilizzo come balaustra è documentato almeno dal 1569. Invece   ai lati della porta d’ingresso vennero poste due colonne romane con eleganti  capitelli corinzi. Ancora memorie dell’antichità si possono ammirare nello spiazzo antistante la chiesa, ritrovate nei dintorni del paese e qui collocate dopo la metà dell’800: si tratta di due grandi  are romane (ai lati del portale ) e altri frammenti appoggiati alle strutture architettoniche. Sulla facciata della chiesa a sinistra  si trova poi una pietra di colore giallognolo, in due pezzi, ritrovata durante gli scavi effettuati sotto l’altare  nel 1920: si tratta della lastra tombale del fondatore della chiesa stressa,  Eremberto, databile alla fine del IX secolo. Sul muretto a destra della facciata sta una seconda epigrafe alto medievale, sempre della stessa epoca,  recentemente reinterpretata da uno studioso di origine leggiunese, il professor Marco Petoletti. La facciata, a capanna, presenta un portale gotico sovrastato da un rosone, in cotto, aperto probabilmente nel secolo XVII, quando si costruì la sacrestia sul lato sud della chiesetta.

L’interno: l’edificio presenta un’ unica navata a forma di rettangolo irregolare, divisa in due campate. Due sono le  pareti affrescate in discrete condizioni, risalenti a periodi diversi. La parete sud del presbiterio conserva ancora un  dipinto datato 1488 – opera di Joannes Bernardinus de Laveno- che rappresenta nella parte superiore una bella Natività, con una città turrita sullo sfondo e nella fascia inferiore tre santi, in tre scomparti ornati da finte tappezzerie: S. Primo, S.Siro  e S.Feliciano. Si possono distinguere anche alcuni stemmi nobiliari. L’abside invece è affrescata con un trittico, realizzato nel 1633 a mo’ di pala d’altare su committenza della famiglia Luini. Raffigura la Madonna con Bambino tra i santi Primo e Feliciano, ai lati dei quali, in due finte  nicchie, stanno  san Carlo Borromee e san Giovanni Battista. L’opera,  attribuita alla scuola del Morazzone,  fu  in parte rovinata da maldestri ritocchi ottocenteschi, come evidenziò un’indagine stratigrafica eseguita nel 2001 grazie ai Lions “S.Caterina del sasso” e alla nostra associazione. Sulla parete settentrionale, a sinistra entrando,  si vede ancora una Madonnina con Bambino, affrescata, dalle origini incerte (si ipotizza una mano quattrocentesca o secentesca). In ogni caso  presenta nella parte inferiore un rifacimento grossolano. La decorazione più antica si trova sulla medesima parete, verso l’altare, ed è  una croce “di consacrazione” emersa durante l’indagine citata: risalirebbe ad epoca romanica, come le tracce di intonaco bianco lucido e la banda grigio scuro che contorna il rosone sopra l’ingresso.Sia i costoloni delle volte (costruita probabilmente in un secondo tempo rispetto alla chiesa, che in origine doveva avere una capriata a vista in legno) che le lesene rivelano ugualmente un colore grigio scuro, che accostato al bianco dell’intonaco sono tipici  della  decorazione romanica. Importantissima la lapide  murata a destra dell’altare, nella parete absidale,  che commemora la traslazione delle reliquie dei martiri Primo e Feliciano da Roma a Leggiuno nell’anno 846 per opera di Eremberto.

Eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro

Affacciato a picco sul lago Maggiore, in una posizione panoramica stupenda, sulle pendici del Sasso Bàllaro, questo complesso architettonico è formato da tre distinti edifici: il Convento detto “Meridionale” (metà sec. XV), con un elegante porticato di sette archi  che ombreggia tre grandi stanze; il “Conventino” (sec. XIV) anch’esso  a due piani con porticato ad archi a sesto acuto; la chiesa di S. Caterina, che ha pianta irregolare e curiosa, a cui si accede attraverso un portico affrescato. La chiesa consta di un corpo principale a forma di rettangolo irregolare,  su cui si affacciano dal  lato a monte  tre cappelle, mentre sull’altro lato una piccola navata laterale corre a filo dello strapiombo sul lago. Sul fondo della chiesa si trova un minuscolo edificio a forma di parallelepipedo, il “sacello” di Santa Caterina d’Alessandria, nucleo primitivo di tutto il complesso. Sia i due conventi che la chiesa sono ricchi di affreschi e tavole ad olio di varie epoche.